Eccomi qua. A raccontarvi di una giornata di partenza, di fretta, di valigie, di oddio speriamo che non ci siamo scordati niente.
E poi via sull’autostrada. Destinazione Bologna. Selezione del Premio Letterario Panchina 2008.
Dopo due ore mi rendo conto del motivo per cui non vado tanto in giro. Odio guidare come nessun’altra cosa al mondo.
A pranzo ci troviamo con degli amici a Barberino, ad assaporare un po’ di carne alla griglia ed un po’ di vino rosso. Qualche schermaglia. Che andate a fare a Bologna? Lui ha il saggio di fine anno, fa mia moglie. Si, dico io, poi sto in ferie fino a Novembre. Magari, penso.
Poi l’hotel e la ricerca del Circolo Mazzini. Ma guarda, c’è anche una trattoria. Facciamo un giro, compriamo un libro e ceniamo.
Sono passate da poco le nove. Entriamo e una signora gentile mi saluta, chiedendomi se sono un “autore”. Caspita, mi fa un certo effetto essere chiamato così. Però effettivamente è quello che sono. Piacere, Piero Mattei. Buona sera, sono Grazia Gliozzi.
Non c’è molta gente, se ne accorge anche Eraldo Turra, che presenta la serata, ma non fa niente. Queste serate possono essere tutto, tranne che un evento di gran richiamo.
Si parte. Alcuni autori non ci sono e i racconti li ho più o meno letti tutti. L’attore che legge si chiama Filippo Plancher e devo dire che letti così sono proprio un’altra cosa. Specialmente “4 minuti”, che di tutti era e resta il mio preferito.
Sullo schermo appare il mio nome e Turra viene verso di me per intervistarmi. Mio figlio parte a riprendermi con la macchinetta fotografica. Sono imbarazzatissimo e mi impappino, però ci pensa Turra a togliermi d’impaccio.
Vedere per credere.
Poi Plancher inizia a leggere “La luce”. Sarà che è il mio racconto. Sarà che non ho mai sentito qualcuno leggere così qualcosa di mio, ma il cuore va a mille. A metà racconto comincio ad asciugarmi gli occhi, sconvolto.
L’applauso finale mi scioglie. Respiro. Un sorso di grappa.
Un altro racconto e si vota.
Non è andata bene, come vedete. Inutile dire che ci speravo. Ma le gare sono così. Qualche volta si vince e molto spesso no. Di questa serata mi resta un’emozione incredibile. Quella scena di pochi minuti, un mio pezzo letto per la prima volta da un attore, in quel modo, davanti a una cinquantina di persone renderà questo evento per me irripetibile.
Ci prepariamo e ci alziamo dal tavolino. Plancher mi vede e mi si fa incontro, allungando la mano destra. “Complimenti, un bel pezzo” mi fa, stringendomi la mano. “Grazie, è stata un’emozione grandissima” farfuglio io, emozionatissimo.
Forse non era solo una mia impressione allora. Gli è piaciuto davvero.
Mi avvio alla macchina, pensando che quella stretta di mano e quelle poche parole per me sono un premio più che sufficiente.
Domani si riparte. A scrivere.
Per chiudere, vi metto il video di Plancher che legge “La luce”. L’audio è pessimo, prendetelo come un cimelio.
Anche se io penso che quei pochi secondi tra la fine del racconto e l’applauso la dicono lunga.
Ciao
Piero
giovedì 3 aprile 2008
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1 commento:
Grande Piero!
Un abbraccio e complimenti, anche da qui! :o)
Vorrei invitarti a non smettere, ma non credo che tu ne abbia voglia...
quindi, che altro invito potrei farti?
....
fa in modo di ricordare quest'entusiasmo che senti, proprio adesso, dopo quest'esperienza; per rievocarlo ogni volta che ti servirà...
e ci saranno tante volte in cui ti servirà ricordarlo! ;-)
ah e poi buon A.S.I.MOV... così, che ci sta sempre bene :o)
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