Venerdì. Prendo un folder trasparente e ci metto dentro le venti A-Zine stampate e preparate durante la pausa pranzo. Orologi e Niente di strano entrano nello zaino e mi incammino verso il parcheggio.
Una giornata pesante, come ultimamente mi capita spesso. Mi stanno togliendo di mezzo, non per scherzo. Una signorina di belle speranze, arrivata da non si sa dove e non si sa come, mi sta gradualmente sostituendo. Dal primo giorno che l’ho vista sapevo che sarebbe stata il mio sostituto. Ma oggi non mi va giù. Mi pagano lo stesso, ma è dura ingoiare tutta questa merda. E’ dura.
Vado verso casa. I quaranta chilometri scorrono lentamente, con Sanborn che carezza la mia depressione con il suo sax. Prima di arrivare, faccio un salto a LatinaFiori, il centro commerciale megagalattico. Voglio vedere gente. Magari piazzare qualche A-Zine.
Parcheggio e salgo al secondo piano, giro davanti al McDonald e mi infilo dentro il negozio di dischi. Voglio lasciare qui qualche A-Zine. Faccio un giro tra i banchi e trovo un CD che cercavo da tempo. Ziggy Stardust.
E’ proprio quello che mi ci vuole oggi. Metterò questo disco e mi crogiolerò nella mia tristezza fino a casa. Devo soffrire da solo.
Devo avere dieci centesimi di resto. La ragazza si scusa e vola alla velocità della luce in un negozio vicino. Non faccio neanche in tempo a dire che non serviva. Torna con il fiatone e quegli inutilissimi dieci centesimi. Non mi pare il caso di lasciare qui A-Zine. E’ chiedere un po’ troppo.
Ringrazio, saluto e vado verso il nastro trasportatore. Scendo e mi metto in fondo, dove c’è un bel mobiletto di legno, con dentro il motore. Tiro fuori il pacchettino con le A-Zine e lo sparpaglio con indifferenza sul legno. Poi mi allontano e mi apposto, per vedere cosa succede.
Lo sapevo. Questo posto è talmente perfetto che le A-Zine richiamano l’attenzione dei passanti come una composizione floreale. La gente si ferma per imboccare il nastro per pochi secondi. Le donne sono le più curiose, quasi tutte notano quei bei libbricini colorati. Gli uomini, manco a dirlo. Tranne qualcuno, si guardano i piedi o per aria.
Qualche donna allunga la mano e inizia a rigirare tra le dita e a sfogliare quella meraviglia, pur strattonata da qualche marito/compagno/fidanzato che fa una faccia come per dire “Ma che te metti a ffà, namo che ciavemo fretta”. Ma loro dure, mettono l’A-Zine nella borsetta e lo conservano per dopo.
Una coppia di anziani si ferma e guarda con attenzione quei curiosi disegni di barche ed orologi. Anche loro li rigirano tra le dita, si guardano e annuiscono.
Sono venti minuti che osservo la gente e sono soddisfatto. Una decina di A-Zine hanno preso il volo.
Mi sento quasi meglio. Me ne posso andare.
Salgo in macchina, metto il Duca nel lettore e parto. Qualche minuto e una macchina bianca, con i finestrini abbassati gira per le strade di Latina. Alla guida, un uomo quasi calvo, che canta a squarciagola.
Chi l’avrebbe detto, che le A-Zine e il Duca avrebbero avuto il potere di farmi dimenticare una giornata così?
“Starman… waiting in the sky…”
sabato 30 agosto 2008
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