lunedì 25 agosto 2008

Racconto - Orologi*


- Guarda questo! Non è bellissimo?
- A me piace questo.
- Lo sapevo! Guarda, non ti mettere strane idee in testa che questa collezione è strettamente personale. Piuttosto…
Erika si gettò sulle labbra di Matteo con foga, infilandogli la lingua nella gola.
- Erikaaaa! Tra poco si mangia! – urlò una voce dalla cucina.
- Arriviamo! – rispose lei dopo essersi staccata meccanicamente, lasciando gli ormoni di Matteo in subbuglio.
- Non che ci tenessi a farti venire a cena - disse lei sottovoce – ma sai, mio padre è così. Se esco con un ragazzo lo vuole conoscere. Mi tormenta!
- Nessun problema. E poi tuo padre sembra uno a posto, l’ho visto prima…
- Sì, poi alla fine… - Erika si avventò nuovamente su di lui, riprendendo il discorso. Lui partì al contrattacco, infilandole le mani sotto il maglione. Mentre stava per toccare il paradiso, Erika si ritrasse.
- Aspetta! Sei matto? Se entra mio padre è capace di farti a fettine! – disse lei, ricomponendosi.
Mentre Matteo si stava chiedendo in quale modo lecito avrebbe potuto calmare quel branco di rinoceronti scatenati da Erika, lei prese un altro pezzo dalla sua corposa collezione e glielo porse.
- Guarda qua! L’ultimo arrivato. Questo modello lo usano i paracadutisti, se spingi qua diventa un altimetro!
- Bello. Il cinturino poi è stupendo! – Matteo cercò di trovare da qualche parte un pò di interesse.
- E il tuo? Fa vedere! – Erika prese il polso di Matteo e lo tirò con forza verso di sé. Matteo sorrise.
L’irruenza di Erika non faceva altro che eccitarlo ancora di più.
- Ma questo è diverso da quello che avevi l’altro giorno.
- Si, l’ho comprato stamattina. E’ la prima volta che compro un orologio da sub – disse lui, che ben sapendo della passione di lei, si era premunito.
- Ma che colori! – disse lei, continuando a girare e rigirare il polso. Poi prese a baciargli l’avambraccio, il bicipite, via via salendo, fino al collo.
Quando fu il momento della bocca, arrivò il richiamo da dietro la porta.
- Ragazzi! E’ pronto!
- Veniamo subito! – e poi rivolta a Matteo, in un orecchio – dopo cena i miei vanno a letto presto. Restiamo a vedere la televisione sul divano…
Non fece tempo a finire la frase che prese il lobo dell’orecchio tra le labbra, sospirando. Matteo pensò che quella sarebbe stata la cena più lunga della sua vita.
Mano nella mano, arrivarono in sala, dove trovarono la tavola apparecchiata e si sedettero entrambi. Matteo notò che aveva la porta della sala alle spalle e la cosa lo metteva a disagio. Ma il pensiero del dopocena sovrastava tutto.
- Assaggia questo vino, lo fa mio nonno, è buonissimo – disse Erika, riempiendo il bicchiere di Matteo – non hai ne mai assaggiato uno così!
- Poco però - e si portò alla bocca il calice di cristallo. Il vino era molto forte e aveva un leggero sapore di mandorla che lo rendeva piacevole.
Chiacchierando con Erika, Matteo bevve gradualmente tutto il calice. Dopo qualche minuto, mentre si sedevano il fratello di Erika e la mamma, Matteo cominciò a sudare. Parlava e sudava.
Si rese conto che era meglio darsi una rinfrescata, ma le gambe non rispondevano. Fu preso dal panico.
- Erika, accompagnami al bagno. Sto male! – disse sottovoce.
- Non ti preoccupare, il vino è molto forte.
- Ma…
Svenne sulla sedia.
Il papà emerse dalla porta, con un contenitore in mano.
- Prima io – disse Erika, aprendo il contenitore.
Estrasse una mannaia e prese il braccio di Matteo. Lo posò sul tavolo e lo tranciò di netto.
- Quest’orologio mancava proprio, alla mia collezione! – disse trionfante, mentre il papà, con un taglio da chirurgo, staccò di netto la testa di Matteo e la porse alla moglie, per la cena.

* vincitore del concorso A-Zine di agosto 2008 su A.S.I.MOV.

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