domenica 14 ottobre 2007

Racconto - Cinquanta lire


Mettetevi comodi, voglio raccontarvi una storia.
Una storia di giornate passate sulla spiaggia di un campeggio. Un'estate dalle giornate infinite, iniziate tardi, con un ciao mamma vado al mare. La bicicletta da donna e l'asciugamano sulla sella.
Al chioschetto del campeggio la maestosa voce di Sting che parlava di un messaggio in bottiglia. Che giornate, sulla spiaggia di Sabaudia.Diciotto chilometri di sabbia, a destra il mare e a sinistra il lago. In fondo un enorme promontorio verde che piomba su mare, spiaggia e lago. Il Circeo. Una cosa sconvolgente. E' come se qualcuno avesse deciso di piazzare un enorme masso, qualcosa di completamente estraneo al paesaggio, per farlo contemplare dalla spiaggia.
Gli asciugamani a disegnare due porte: a quanto arriviamo? a dieci? Va bene. Poi, a dieci, qualcuno immancabilmente urlava "Recupero! Recupero!". Poi Tommaso prendeva un secchio e cominciava a fare gavettoni. Un gelato all'ombra, per finire la giornata di mare, mentre l'attacco di batteria di "My sharona" cominciava a far dondolare le teste.
"Qualche volta andiamo a Punta Rossa in bici?", chiedeva sempre Maurizio, guardando il Circeo. "Ma sei matto? E chi ce la fa?" era il coro di risposta. Mentre tutti inforcavano le bici, i Supertramp cantavano la loro canzone logica. "Oh ragazzi, ci facciamo una doccia e ci vediamo alla base dopo cena". Che serate. Senza una lira. "Ragazzi, svuotate le tasche, che servono le sigarette!" "No, passa dritto qua, non ho niente." "Ma dai, sei sempre il solito spilorcio." Alla fine, non si sa come, Gianni riusciva a comprare le sigarette. "Queste sono per dopo!". Peccato che venti sigarette, erano due giri. Ma c'erano le bici, e il dopo era il campeggio.
Ma quanto sono belle, le ragazze di Roma? Sono simpatiche e spigliate e poi parlano, parlano, ridono. Non ti stancheresti mai di stare con loro. A te chi piace? A me quella con i capelli ricci. E ce ne era una che solo il nome già ti stendeva. Il giorno che è arrivata Maurizio l'ha guardata e ha sentito quegli occhi verdi trapassarlo da parte a parte. "Ciao, io sono Elena".
Ha fatto un passo indietro, Maurizio, per non essere sopraffatto da tanta bellezza. Non aveva mai conosciuto una ragazza con un nome così bello e austero. Elena. Passava delle ore a parlare con lei e non gli importava cosa dicesse, l'importante era che lo guardasse negli occhi. Lui era uno studentello di un istituto tecnico, mentre lei studiava lettere antiche all'università. E come arrivavano presto le undici e mezza.
"Si chiude!!! Fuori gli estranei!!" Peppino, il custode del campeggio era inflessibile. Tutti fuori. "Ciao Elena a domani." E lei gli dava la buonanotte con un bacio sulla guancia. Dopo quello sarebbe potuto arrivare a Rimini, con la sua bici da donna.
Ma bastava arrivare alla base. E’ presto, che si fa? "Facciamo una partitella!" E si facevano le due, le tre. Un profumo di pane e di pizza cominciava ad uscire dal forno di Cesare. "Dai Cesare, facci un testo di pizza, dai, Cesare, dai…". Cesare li adorava, era come se fossero figli suoi, lui non ne aveva. E che cosa era quella pizza alle tre e mezza del mattino, con quella fame.
E che cosa era quella splendida estate del millenovecentoottanta? Come ci penso, ora che faccio la muffa in uno scantinato. Maurizio aveva quindici anni e ogni sera alle dieci veniva da me, al chioschetto del campeggio, infilandomi cinquanta lire. K...6! "E guardo il mondo da un oblo'...". A Maurizio piaceva Gianni Togni. Anche ad Elena. E anche a me. Nella mia ruota c'erano tanti dischi, ma quella estate era quello il mio preferito.

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