domenica 14 ottobre 2007

Racconto - La lisca


“Signora, guarda che stoffe! Signoraaaa!”.
Quando Vito Cammarata vendeva le sue stoffe era imbattibile. Con il suo carretto girava casa per casa, mercato per mercato e il suo urlo oramai lo riconoscevano tutti. Dopo un paio di “Signoraaaa” il suo carretto era attorniato da donne che cercavano questa o quella stoffa, per confezionarsi il proprio vestito.
Vito aveva cinque figli maschi, uno più bello dell’altro: Tonino, Carmelo, Rosario, Nunzio e Giuseppe. La signora Rosaria aveva il suo daffare, a tenerli a bada… ma quanta fame soffrivano i ragazzi. Era l’Italia del 1950, certi giorni la signora Rosaria mandava i pargoli al pascolo in campagna, a sfamarsi con quello che trovavano.
Tonino era un asso nel catturare qualsiasi essere vivente commestibile e gli altri facevano tabula rasa di piselli, zucchine, pomodori e quant’altro potesse offrire la campagna. Ma che fame… i fratelli Cammarata sono cresciuti portandosi dietro una fame inestinguibile, come se qualsiasi cosa non fosse abbastanza per togliere loro questa sensazione. Sono diventati grandi e, seguendo le orme di Vito, sono diventati tutti commercianti di stoffe, con il pallino degli affari e del mercanteggiare.
Rosario ha messo anche un banco al mercato, per continuare la tradizione di famiglia. Se la passano bene economicamente, i fratelli Cammarata. Ma quella fame non li abbandona mai. Tant’è che uno di loro, Carmelo, ha messo su un ristorante, “Il carretto”, per dare sfogo alla propria passione per la cucina e per il cibo. Carmelo è un cuoco nato. Sa associare e cucinare gli ingredienti più disparati, creando dei piatti incommensurabili.
Da quando il ristorante è stato inaugurato, ogni mercoledi’ sera, quando c’è il giorno di chiusura, i fratelli Cammarata si riuniscono e si concedono delle cene inimmaginabili. Questo era diventato il loro modo per placare quella fame che si portavano dietro. Ovviamente, non si risparmiavano in niente.
Piano piano, vuoi l’età, vuoi le abbondanti libagioni, prima Carmelo, poi Rosario e via via gli altri fratelli sono stati messi alle strette dal dottore. “Basta con le cene infinite, se non volete finire tutti col diabete”. Che sfortuna. Ora che avrebbero potuto mangiare qualsiasi cosa, non si sarebbero potuti mangiare quasi più nulla. Cosi’ il rito della cena del mercoledi’ era diventato una specie di cena dei ricordi, a base di verdure lesse, pesce lesso e acqua minerale. Carmelo addirittura si rifiutava di cucinare quella roba e aveva incaricato un giovane cuoco, Roberto, per la preparazione di quello che rimaneva della cena del mercoledi’.
Una volta però successe qualcosa. I fratelli erano seduti attorno al tavolo, che fissavano tristi una lisca di spigola lessa, appena coperta da un ciuffetto di bieda… improvvisamente, Carmelo si alzò di scatto, come indemoniato: “Robertoooo!” “Che c’è?” Roberto stava sistemando la cucina e usci’ di corsa a quell’urlo. “Senti, guagliò” gli fece Carmelo, prendendo con due mani il piatto da portata con la lisca della spigola e dandolo al cuoco , “prendi questa, poi la metti in una padella grande con un po’ d’aglio, poi ci spremi tre quattro pomodorini. Poi prendi un pacco di spaghetti del cinque, poi li cuoci e li ripassi qua…”
Carmelo muoveva le mani come se avesse la padella in mano. ”Poi ci porti due litri di bianco. Fresco. E vaffanculo al dottore e alla dieta!” Un urlo da stadio scosse il ristorante “Il Carretto”. Cosi’, da quella sera, durante la cena del mercoledi’, i fratelli Cammarata qualche volta conservano la lisca del pesce lesso fino alla fine, non si sa mai…

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