domenica 14 ottobre 2007

Racconto - Il mare puzza


Nonno Maurizio beve lentamente un sorso d’acqua e poi chiude gli occhi, per goderne il fresco scorrere fino allo stomaco.
Gianmaria gioca con uno di quegli aggeggi. Suoni, rumori di pulsanti che si muovono continuamente. Gianmaria. Ma che razza di nomi danno a questi bambini…
In alto, sull’armadio dello scantinato, Maurizio tiene i suoi ricordi più cari. C’è ancora uno di quegli attrezzi che usava lui quando andava al mare da bambino. Un secchiello verde. A fianco, una paletta dello stesso colore.
A fatica, si alza dalla sedia e, a piccoli passi si avvicina all’armadio. Nel secchiello c’e ancora della sabbia. Lo avvicina al viso e fa un respiro profondo. L’odore del mare non c’è più, ma a lui sembra ancora di sentirlo.
“Cos’è quello, nonno?”
Gianmaria guarda Nonno Maurizio con gli occhi pieni di curiosità. Poi si alza e si avvicina.
“Lo senti?” fa Nonno Maurizio a Gianmaria, avvicinando il secchiello al viso del bambino. “Lo senti l’odore del mare?”
Gianmaria inspira l’aria. Poi fa spallucce. “Io non sento proprio niente, nonno” e guarda il nonno con aria interrogativa.
Già. Non si sente nessun odore. Il nonno dovette ammetterlo anche a sé stesso.
“E poi il mare puzza, non odora”. Gianmaria chiude il discorso, risedendosi a giocare con il suo odioso congegno in mano.
Anche Maurizio si risiede. Come un cercatore d’oro, gira e rigira quel secchiello in mano, facendo scorrere quel milligrammo di sabbia sul fondo tondeggiante. E tornano nella sua mente le giornate passate sulla spiaggia, a fare buche e castelli, a sporcarsi di sabbia per poi potersi fare il bagno.
E poi giornate infinite, passate su una spiaggia ascoltando un juke-box. Ed Elena, che studiava lettere antiche.
Una lacrima distorce la vista di quel piccolo pezzo di spiaggia. Si alza e va alla finestra, per non farsi vedere.
Sereno. E’ ormai la quarta estate che non piove. Le colline sono tutte riarse dal sole e dagli incendi. Ogni primavera, un nuovo residence prende il posto di un prato, o di un bosco.
Maurizio apre la finestra. È pomeriggio e si è alzata la solita brezza. Dal fondo della valle arriva un odore forte, di pesce marcio. La puzza di mare, come la chiama Gianmaria.
Allunga lo sguardo oltre le colline. Il promontorio del Circeo si vede appena. La spiaggia è stata ingoiata dal mare quattro anni prima, così tutti i campeggi ed i paesi della costa. Gli abitanti si sono rifugiati in collina.
Il mare fa paura, ora.
“Perché piangi, nonno?”
“Hai ragione tu Gianmaria”, dice Maurizio tra le lacrime.
“Il mare puzza. Ora.”
Maurizio si risiede. Ma di staccare lo sguardo dalla finestra non se ne parla. E gli pare di risentire una canzone di un milione di anni prima, suonata da un juke-box.
“E guardo il mondo da un oblò…”

Nessun commento: